In questi giorni di volantinaggio tra le strade e le piazze delle nostre città ci siamo sentiti ripetere più volte alcuni dubbi sulla riforma. Proviamo a rispondere alle principali domande.
Il 20 e 21 settembre si terrà il referendum per il taglio dei deputati e senatori. Si passerà dagli attuali 315 a 200 senatori e rispettivamente da 6 a 4 senatori per la Circoscrizione Estero e soprattutto da 630 a 400 deputati con una riduzione da 12 a 8 deputati per la Circoscrizione Estero.
“In questi giorni di avvicinamento alla data del referendum” – afferma il consigliere provinciale Diego Nicolini – “negli incontri con le cittadine ed i cittadini del nostro territorio abbiamo raccolto la maggior parte dei dubbi e delle perplessità che abbiamo cercato di sintetizzare in alcuni punti base.”
“Per quanto riguarda il nostro territorio se da una parte la riforma continua a tutelare le minoranze linguistiche in termini di rappresentatività sul territorio nazionale, dall'altra potenzia i livelli di rappresentatività più vicini ai cittadini; se oggi il nostro territorio può vantare parlamentari che al cambio casacca hanno dimenticato il territorio in cui sono stati eletti, come la Boschi, domani questo sarà molto più difficile creando un forte legame tra i parlamentari ed i territori nei quali vengono eletti. La riduzione inoltre permetterà una più chiara definizione delle competenze ed il rafforzamento degli altri livelli di rappresentatività in termini di vicinanza ai cittadini: il consiglio provinciale diventerà ancora di più il fulcro della vita dell’Alto Adige così come i consigli comunali quali enti di prossimità con il cittadino.”
Continua Maria Teresa Fortini - “Molti mi hanno chiesto in tutti i mercati: come mai non sono stati eliminati i senatori a vita? In realtà la riforma risolve un nodo cruciale e cioè quello rispetto a quanti senatori a vita ci debbano essere in Parlamento: il numero massimo dei senatori a vita, in carica, di nomina presidenziale è fissato in cinque, cinque totali e non più la possibilità che ogni Presidente ne possa nominare 5.”
Si supera infatti definitivamente l’interpretazione del secondo comma dell’art. 59 Cost., pur seguita in passato, in base alla quale ciascun Presidente della Repubblica può nominare 5 senatori a vita. La riduzione del numero dei parlamentari non ha toccato il numero dei senatori a vita perché le riforme costituzionali devono essere puntuali ed omogenee. Il Parlamento, se riterrà, potrà approvare una riforma ad hoc per modificare il numero dei senatori a vita.
“In questi giorni da più parti sentiamo parlare di “salvare la Costituzione”, “attentato alla Costituzione” – prosegue Angelo Rizzo, capolista alle prossime amministrative a Bolzano -
“nella formulazione approvata dall'Assemblea costituente il numero dei parlamentari era variabile, restando fisso il loro rapporto con la popolazione. Il testo originario della Costituzione, infatti, prevedeva per la Camera un deputato ogni 80.000 abitanti e per il Senato un senatore ogni 200.000 abitanti a questa volontà iniziale si è sovrapposta la riforma costituzionale del 1963 dove si è andati a stabilire i numeri che oggi conosciamo. Il referendum attuale non va quindi a modificare la volontà dei padri costituenti, ma semmai quella dei riformatori del 1963.
Perché nel frattempo non si è più reso necessario un numero così elevato di parlamentari? Negli anni ’70 sono state istituite le Regioni nonché si è attuata la valorizzazione del loro ruolo costituzionale e dell’ampliamento delle loro competenze legislative, in particolare, a seguito della riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione in tempi recentissimi;
se ciò non fosse sufficiente dai tempi della riforma del 1963 le competenze normative dell’Unione europea sono aumentate a dismisura e vi è stata l’elezione dei parlamentari europei per l’Italia; tutti aspetti che nei fatti hanno aumentato la rappresentatività dei cittadini all'interno dei vari livelli delle istituzioni.
La nostra democrazia ha ormai raggiunto il grado di maturità dei grandi Paesi occidentali ed è oggi in linea con democrazie più antiche della nostra che hanno una rappresentatività parlamentare molto vicina al rapporto di 1 eletto ogni 100.000 abitanti.
Si inserisce nel dibattito Hansjörg Kofler candidato del MoVimento 5 Stelle a Bolzano e storico attivista contro gli sprechi della politica: “Considerando il numero di parlamentari direttamente elettivi per 100.000 abitanti (non tutti i Paesi hanno entrambe le camere elettive ed il confronto ad oggi può apparire fuorviante), si osserva che, a seguito della riforma, il numero dei parlamentari elettivi per 100.000 abitanti in Italia rientrerebbe esattamente nella media dei grandi Paesi europei.
Alcuni esempi rispetto alle preoccupazioni di chi sostiene che il ridotto numero di parlamentari possa incidere sull'efficienza del lavoro della due camere: già oggi, ad esempio, il Senato svolge lo stesso lavoro della Camera con un numero dimezzato di componenti. Il Senato nella II Legislatura (dal 1953 al 1958) contava appena 237 membri ed ha adempiuto ai propri compiti con efficacia, come il miracolo economico degli anni successivi può testimoniare.
Tutte le Camere al mondo svolgono sostanzialmente le stesse funzioni: il Senato americano svolge l’attività legislativa e di bilancio con 100 senatori.
La riduzione dei Parlamentari quindi non va a ridurre in nessun modo la funzionalità delle Camere ed innumerevoli esempi a favore di questa tesi ne provano la veridicità. Inoltre noi, in Alto Adige, manterremo i 3 senatori a fronte di un parlamento ridotto, aumentando di fatto il peso specifico”
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